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15 Giugno 2022

I moti di Stonewall, New York City: 7 cose da sapere sugli scontri del giugno 1969

I moti di Stonewall a New York City, hanno contribuito a rafforzare e portare avanti il movimento per i diritti LGBTQ risalente agli anni ’20. Violenti scontri tra la polizia di Manhattan e gruppi di omosessuali iniziarono la notte del 27 giugno 1969 nel bar
Stonewall Inn del Greenwich Village. Ecco perché il mese di giugno è stato scelto
per celebrare l’orgoglio LGBT nel mondo.

Di seguito, 7 fatti sorprendenti su i moti di Stonewall e sulle lotte del movimento per i diritti gay.

1. La prima organizzazione documentata per i diritti dei gay negli Stati Uniti è stata fondata a Chicago nel 1924

Henry Gerber, immigrato tedesco, fondò la Society for Human Rights durante la prima guerra mondiale ispirato da un gruppo di emancipazione omosessuale presente in Germania. Pubblicò insieme al suo gruppo la prima newsletter di interesse gay del paese, la “Friendship and Freedom”. Purtroppo le frequenti incursioni della polizia costrinsero il gruppo a sciogliersi appena un anno dopo. A 90 anni di distanza da questi fatti, il governo degli Stati Uniti ha però eletto la casa di Gerber a Chicago, monumento storico nazionale.

Henry Gerber House
(pic credit: nps.gov)

2. Il simbolo del triangolo rosa fu confiscato ai nazisti e rivendicato come segno di orgoglio

Durante la Germania nazista, un triangolo rosa rivolto verso il basso veniva usato per marchiare le magliette degli uomini gay nei campi di concentramento. Un simbolo di vergogna per identificarli e umiliarli ulteriormente.
Nel 1972 venne pubblicato “Gli uomini con il triangolo rosa”, prima autobiografia di un sopravvissuto ai campi di concentramento gay. L’anno successivo, la prima organizzazione per i diritti gay nella Germania del dopoguerra, rivendicò il triangolo rosa come simbolo di liberazione.

3. Tre anni prima dei moti di Stonewall, una protesta per i diritti dei gay iniziò in un altro bar di New York 

Nel 1966 tre membri della Mattachine Society, una delle prime organizzazioni dedite alla lotta per i diritti gay, iniziarono a visitare vari bar dichiarandosi omosessuali.

Una provocazione questa nell’attesa di essere respinti per poter fare causa. La Commissione dei Diritti Umani sostenne poi che i gay avevano il diritto di essere serviti come tutti gli altri. Le incursioni della polizia divennero meno assidue ed i frequentatori dei bar gay riuscirono, almeno in parte, a  recuperare i loro rifugi sicuri.

I moti di Stonewall, New York City 7 cose da sapere sugli scontri del giugno 1969

4. La mafia gestiva bar gay a New York negli anni ’60

Un “gemellaggio” improbabile quanto redditizio quello tra la mafia e la comunità LGBTQ di New York. Dove la legge identificava la devianza, la mafia coglieva l’opportunità di fare affari. Tony Lauria della famiglia Genovese, acquistò lo Stonewall Inn nel 1966 trasformandolo in discoteca e bar gay. Trovò successivamente il modo di corrompere sia la polizia in modo da evitare le irruzioni nei bar che gestiva, che ricchi mecenate gay.

Per scoprire di più sulla nascita del Pride month e della parata ecco l’articolo di riferimento.

5. La polizia ha utilizzato una legge del 19° secolo per arrestare le drag queen

Negli anni ’40, ’50 e ’60, le persone LGBTQ venivano regolarmente arrestate per non aver rispettato la legge dei “tre pezzi”. Il decreto prevedeva che una persona dovesse indossare almeno tre capi di abbigliamento adatti al suo sesso per evitare l’arresto per travestitismo. La regola era citata ovunque, anche nei resoconti degli arresti avvenuti nel Greenwich Village nelle settimane e nei mesi che precedettero i moti di Stonewall del 1969.

Il problema è che la legge tecnicamente non è mai esistita.

I resoconti suggeriscono invece che la polizia generalmente usava qualunque pretesto, comprese vecchie leggi spesso non correlate, per prendere di mira le persone LGBTQ.
Un esempio? Una legge del 1845 usata per punire gli agricoltori rurali vestiti da nativi americani era la più usata contro la comunità LGBTQ. 

6. La notte dei moti di Stonewall, la polizia si barricò all’interno del bar

Un venerdì sera iniziato come tanti altri quello del 27 giugno 1969 allo Stonewall Inn nel Greenwich Village. Una serata comune fino a quando la polizia con un’irruzione iniziò ad arrestare le persone al suo interno. Ne seguì una forte rivolta, una nuova era di resistenza e rivoluzione.
Verso le 4 del mattino la folla radunatasi all’esterno del locale era così numerosa ed inferocita da costringere la polizia a barricarsi nello stesso Stonewall. Bombe incendiarie improvvisate insieme ad altri oggetti furono usati per forzare l’entrata.

Nonostante ciò, nessuno morì in quella che è stata la prima notte di rivolte. 

7. Gli organizzatori della prima parata del gay pride hanno optato per lo slogan “Pride” invece di “Gay Power”

I moti di Stonewall chiarirono che il movimento LGBTQ doveva essere forte e visibile per ottenere un cambiamento. Cinque mesi dopo gli scontri, gli attivisti proposero una marcia a New York City per commemorare il primo anniversario del raid. Una marcia annuale l’ultima domenica di giugno senza regole di abbigliamento o età. L. Craig Schoonmaker, membro del comitato di pianificazione per l’evento suggerì come slogan la parola “Pride-Orgoglio”. Gli individui gay non hanno mai avuto potere, nonostante ciò il  sentimento dell’orgoglio li ha sempre fatti camminare a testa alta.

Il canto ufficiale della marcia è diventato: “Say it clear, say it loud. Gay is good, gay is proud”. Dillo in modo chiaro, e urlalo. Essere gay è giusto, essere gay è motivo d’orgoglio.

Prenotate un giro nel Village se volete approfondire questi e molti altri aneddoti visitando gli angoli più nascosti del quartiere.

E se siete curiosi di vedere come si sta trasformando la città di New York nel mese del Pride, ecco i rel che sto creando su instagram con tutte le location dedicate alla celebrazione dei diritti LGBT.

*Fonte di riferimento History.com*

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Kiara, con la sua agenzia New York City 4 All, non vi propone solo dei tour e dei servizi ma una vera e propria esperienza di New York! Vi fa scoprire luoghi e aspetti della città che raramente avrete occasione di conoscere, tanto più se siete in città solo per pochi giorni. Con i suoi vlog vi porta all'interno di eventi, curiosità, mostre, nei locali più nuovi e di tendenza, offrendo informazioni utili e idee non solo per i turisti ma anche per chi a New York ci vive ma non riesce a stare al passo con tutto quello che questa meravigliosa città offre ogni giorno. E la sua collaborazione con brand, locali, ristoranti, palestre, fa entrare Kiara nel tessuto della città ogni giorno di più... e noi con lei!
Chiara Barbo
Giornalista e scrittrice per La Voce di New York